Il percorso e le caratteristiche dei Navigli

Milano, trovandosi al centro della pianura padana e pur non possedendo alcun fiume importante, è sempre stata attraversata da numerosi corsi d'acqua che hanno caratterizzato la storia del suo sviluppo urbano, agricolo, commerciale e industriale. La posizione geografica della metropoli lombarda ha consentito la nascita di un sistema di trasporto fluviale estremamente complesso sul piano dell'ingegneria idraulica e delle vie di comunicazioni per acqua: il Lambro, l'Adda e il Ticino si buttano nel Po e, quindi, nel mare Adriatico. Nacque così l'idea di allacciare il sistema delle acque di Milano ai fiumi e quindi al mare, con dei canali artificiali che servivano anche a prelevare l'acqua dei torrenti e dei fontanili per irrigare e rendere fertili i terreni, sottratti alle paludi. Ecco la grande idea d'utilizzare i Navigli per la navigazione fluviale, protesa a sviluppare il commercio e le vie di comunicazione alternative a quelle strade di tipo medioevale infide, accidentate, lente, con collegamenti rapidi ed efficienti. Il primo tentativo di creare un sistema di navigazione fluviale risale al 1179, allorché si diede inizio allo scavo del Ticinello, un canale artificiale lungo circa 50 km, che serviva per irrigare i campi, fornendo lo spunto per la realizzazione del primo Naviglio "il patriarca di tutti i canali europei: il Naviglio Grande " che collega Milano - Abbiategrasso - Turbigo - Tornavento - Vizzola. Il Naviglio Grande esce dal Ticino in riva sinistra alla Casa della Camera di Tornavento, a monte del comune di Nosate, e finisce nella darsena di Porta Ticinese, a Milano. Sotto la Signoria dei Visconti, il sistema dei Navigli milanesi fu studiato ed attuato da quando Galeazzo Visconti ebbe a conquistare la città di Pavia. Il Naviglio Grande, per alcuni detto "il Ticinello " (per la derivazioni delle sue acque dal Ticino), giunse a Milano a tappe prima fino a Gaggiano e, solo nel 1211, alle porte di Milano presso il ponte di Sant'Eustorgio, all'altezza cioè dell'attuale Porta Ticinese. Una completa navigazione del Naviglio fu possibile solo a partire dal 1272, quando furono conclusi i lavori di abbassamento e allargamento del fondo e Milano fu collegata al Lago Maggiore, tramite il Ticino sopra Sesto Calende, superando un dislivello complessivo di 34 metri senza l'ausilio di alcuna conca. Ne conseguì un favorevole sviluppo dell'agricoltura e dei traffici commerciali. Da Milano risalivano verso il Lago Maggiore e la Svizzera vini, grano, sale e manufatti; a Milano giungevano carbone, legname, bestiame, formaggi, fieno e, dal Lago Maggiore, marmi e graniti da costruzione. Per collegare il laghetto di Sant'Eustorgio alla fossa interna di Milano, per il trasporto delle pietre e dei marmi necessari alla fabbricazione del Duomo, fu introdotta l'innovazione della "conca" ossia di un sistema che, con l'utilizzazione di due chiuse, regolava la variazione del livello dell'acqua per consentire alla barca di transitare e raggiungere piazza Santo Stefano. Nel 1603, la darsena e il vecchio lago di S. Eustorgio furono trasformati in porto di Milano dal governatore spagnolo De Fuente; in questo specchio d'acqua i milanesi facevano il bagno, pescavano e vedevano approdare i "barconi" provenienti dal Ticino. Il trasporto fluviale consentì anche un collegamento più efficace fra i diversi castelli posti a difesa della Signoria, soprattutto, per quanto riguardava il trasferimento più rapido delle truppe. L'acqua del Naviglio Grande veniva ampiamente utilizzata per l'irrigazione delle campagne circostanti e, quindi, per potenziare una florida coltura agricola e del prato permanente o "marcita". Lungo il vecchio Naviglio Grande si è sviluppato, tra il 1700 e il 1800, il singolare insediamento urbanistico fatto di bellissime ville, dimore estive, palazzi e giardini, castelli e cascine in località adatte per la villeggiatura dei signori della città, particolarmente lungo il tratto fra Cuggiono e Gaggiano. Vecchie case che si specchiano nell'acqua, antichi ponti di pietra, ricca vegetazione rendono il Naviglio un ambiente ancora integro, da ammirare. Le barche corriere, dette in milanese "barchètt", partivano da piazza XXIV Maggio (darsena di Porta Ticinese), passando per via Lodovico il Moro, Ronchetto delle Rane e raggiungere sulla destra Cesano Boscone (km. 9 da Milano) e sulla sinistra Corsico (km. 7 da Milano), cioè i primi comuni esterni alla città, onde portare i viaggiatori sino a Boffalora, ad Abbiategrasso e, con deviazioni diverse, a Binasco e a Pavia. Durante il percorso i turisti erano allietati da suonatori di fisarmonica o dai "torotela", cantastorie lombardi. Lungo il percorso del Naviglio Grande, s'incontrano i Comuni di Cesano Boscone, Assago, Buccinasco, Corsico, Prezzano sul Naviglio, Gaggiano, Vermezzo ed Abbiategrasso che dista 25 Km. da Milano e ove esiste lo storico palazzo la "Foresteria", incuneato tra il Naviglio Grande e il nascente Naviglio Bereguardo. Da Abbiategrasso il Naviglio, subisce diramazioni diverse attraverso canali, per cui l'itinerario procede verso i comuni di Cassinetta di Lugagnano, Ribecco sul Naviglio, Boffalora sopra Ticino, Bernate Ticino, Cuggiono, Robecchetto con Induco, Turbino. Da Mesero, su canale derivatore del Villoresi, si procede per Inveruno, Casorezzo (riva destra Villoresi), Ossona, Arluno, Castano Primo, Vanzaghello. Ulteriori deviazioni conducono per la direttrice principale, in un paesaggio di ville, castelli, cascine e chiese, verso Cusago, Cisliano, Albairate per proseguire alla scoperta del Magentino con i comuni di Cornaredo, Settimo Milanese, Bareggio, Sedriano, Vittuone, Corbetta, Santo Stefano Ticino, Marcallo con Casone, Magenta. I principali centri che sorgono lungo il percorso dei Navigli sono: Abbiategrasso Km. 25, mentre i comuni più distanti sono, a nord, Nosate Km. 41 e, a sud, Motta Visconti Km. 28. I lavori per la costruzione del Naviglio di Pavia per collegare Pavia - Binasco - Milano furono fra i più tormentati dell'ingegneria idraulica lombarda. L'idea di collegare il bacino del Po con i laghi e i passi alpini attraverso un canale, che permettesse alle città di Milano e di Pavia di controllare i ricchi traffici che si svolgevano su questa direttrice, risale al periodo visconteo. Per quasi due secoli i progetti trovarono ostacoli insormontabili alla loro realizzazione.Tale iniziativa riprese sotto il dominio degli Spagnoli che, verso la metà del 1500, avevano chiusa la città con una cinta più esterna: "i bastioni, ma nel 1600, a causa della grande crisi economica, tutti i progetti furono completamente abbandonati. Solo alla fine del XVIII secolo furono eseguiti nuovi studi e progetti per la realizzazione di quest'opera, al fine di superare l'ostacolo di "conca fallata". Il Naviglio di Pavia ha origine da Milano (darsena di Porta Ticinese) e, dopo un percorso di 33 Km, finisce nel Ticino a valle di Pavia. Il dislivello è ridotto da 14 conche leonardesche che costituiscono il motivo maggiore d'interesse storico e di curiosità d'ingegneria idraulica. Nel 1805, il Naviglio pavese, su decreto di Napoleone Bonaparte, fu oggetto di interventi e il progetto fu definitivamente approvato nel 1807, dopo che gli ingegneri idraulici lombardi, forti della realizzazione del Naviglio di Paderno, riuscirono a superare le difficoltà con la costruzione di conche con base poligonale anziché rettangolare, sostituendo la gradinata per ammortizzare il salto dell'acqua con il parapetto ideato dal Meda. Altre valide modifiche e innovazioni tecniche furono introdotte dall'ing. Parea. I lavori iniziarono nel 1809 con l'apertura alla navigazione del primo tronco del canale, dalla Darsena a Rozzano; nel 1810 la navigazione giunse a Moirago; nel 1811, a Binasco e, nel 1814, a Torre del Mangano a solo 7 km daPavia. Tale opera fu, poi, ultimata nel 1819 durante il periodo della Restaurazione austriaca e il collegamento fra i Navigli milanesi divenne definitivo. Il Naviglio di Pavia, lungo 35 Km, è fornito di 14 conche di cui solo due hanno un salto entro i i due metri, mentre le restanti variano da tre a cinque metri. Le ultime conche, comprese quelle doppie, essendo radunate in meno di due chilometri, formano una sorta di gradinata costruita in marmo di Varenna. Da piazza XXIV Maggio, il Naviglio di Pavia segue in alzaia o lungo la via Ascanio Sforza, trovando motivi di deviazione, dalla sinistra del Naviglio per Cassino Scanasio (col suo castello quattrocentesco) - Rozzano e toccando, nel suo percorso, i comuni di Basiglio, Lacchiarella, Zibido San Giacomo, sino a Binasco (noto per il massiccio castello visconteo in mattoni, con cortile porticato e torri) e a Casarile. Il triste periodo dell'abbandono dei navigli è durato per oltre un secolo a causa della "rivoluzione industriale" e dell'avvento dell'era ferroviaria. Il Naviglio Grande fu l'ultimo dei navigli milanesi ad entrare in crisi verso la fine dell'Ottocento. Ad ovest della metropoli esistono, oggi, questi suggestivi navigli che si allacciano al Ticino in un panorama di campagne, boschi, verde, monumenti, ville con una varietà di temi ambientali, naturalistici e artistici. Il perimetro del territorio si trova infatti fra la riva sinistra del Ticino, l'autostrada Milano - Torino, la tangenziale Ovest e l'autostrada Milano - Genova. Il paesaggio racchiude una realtà tutta da scoprire in un discorso di valorizzazione del patrimonio di beni ambientali e architettonici nella provincia milanese che deve essere considerata, comunque, come una continuazione della metropoli. Da ciò è nata l'idea di suggestivi percorsi o itinerari rappresentati dalla valle del Ticino, dalle ville settecentesche, dai castelli e dalle abbazie che sorgono, tra l'Abbiatense e il Magentino, a testimonianza di una civiltà rurale che l'industrializzazione non ha cancellato. Oggi il futuro dei Navigli milanesi si presenta migliore; si sogna di trasformare la darsena in una pittoresca piazza sull'acqua e, addirittura, in un porto turistico per salpare alla volta del mare, con la navigazione di piccole imbarcazioni, sino a Venezia. Da un ventennio è venuta, infatti, maturando l'idea della loro riscoperta per una nuova valorizzazione sul piano e della memoria storica e,soprattutto, su quello di un loro parziale recupero per rilanciare le tradizioni locali e dar vita ad un'attività turistico - ricreativa. In tale direzione si collocano i due progetti, presentati nella primavera del 1998, per trasformare la darsena (il vecchio lago di Sant'Eustorgio), in piazza sull'acqua. L'attuale specchio d'acqua stagnante si estende su di un superficie di 18 mila metri quadrati ed è profondo poco più di un metro, con rive malsicure e animate, solo di sabato, dalla fiera di Sinigaglia. Il primo progetto di trasformazione di questa umida pozza d'acqua è stato presentato il 26 Maggio 1998 presso la sede della Canottieri Milano in via Alzaia Naviglio Grande, 160.Tale progetto, elaborato da un gruppo di architetti per il mensile "Dove", prevede una riqualificazione urbana tra piazza Generale Cantore e viale Gorizia con la realizzazione di un teatro all'aperto, coperto da una grande vela simbolica, di un ponte che collega la sponda al teatro, di una passeggiata pedonale lungo viale G. D'Annunzio, di un bar del porto, con spazi sia coperti che all'aperto. L'imbarcadero e il ristorante sono previsti verso piazza XXIV Maggio, che sarà posta al centro di un tappeto erboso e ricongiunta ai suoi due caselli daziari. Il secondo progetto, più ambizioso, sostenuto dall'Associazione Amici del Naviglio, mira a riaprire la navigazione dei canali meneghini sino al Po, in modo da consentire di viaggiare via acqua da Milano a Venezia attraverso i moderni barconi in un paesaggio turistico - artistico di grande interesse storico - monumentale. Il costo del progetto, per salpare dal Ticinese alla volta dell'Adriatico, è di 200 miliardi. In che si realizzi il sogno di questo secondo progetto, i milanesi sperano almeno di potere consumare un caffè lungo le rive della darsena. Viviamo in una società che comincia ad avere più rispetto del suo territorio. Il fascino e la suggestione dei navigli milanesi sono, tuttora, vivi. Fra il 1506 e il 1507 e, poi, nel 1513 Leonardo da Vinci abitò nella villa dei Conti Melzi di Vaprio d'Adda per cui anche Paderno e Trezzo furono considera zone leonardesche. Nella villa di Vaprio furono conservati i manoscritti di Leonardo prima della loro dispersione e gli studi che egli aveva fatto sul superamento della stretta dell'Adda ai Tre Corni presso Paderno col progetto di una diga sul fiume.Tale studio prevedeva un canale navigabile accanto a quel tratto di fiume, prefigurando una soluzione che sarebbe stata adottata fra il 1516 e il 1577, periodo di costruzione del Naviglio di Paderno. Le rocce incassate di Cornate sono state ritratte dall'artista in molti suoi quadri fra cui si ricorda la famosa "Madonna delle Rocce. che ritrae sullo sfondo tale paesaggio. A Imbersago il fiume Adda è attraversato da un traghetto leonardesco che sfrutta la corrente. Il Naviglio di Paderno è il più breve, ma è stato certamente il più difficile da costruire per fare superare alle barche, in soli due chilometri e mezzo di percorso un dislivello di ben 27 metri con audaci tecniche d'ingegneria idraulica. L'idea di collegare la Valtellina ai Grigioni svizzeri, attraverso un'agevole via d'acqua come l'Adda, giustificò un'impresa che richiese enormi sforzi tecnici ed immensi investimenti da parte degli amministratori locali. L'Adda s'immette, infatti, a Colico nel Lago di Como e fuoriesce a Lecco. Lungo tale percorso bisognava completare il sistema dei navigli milanesi per collegarsi al bacino del Po e del Ticino. La costruzione del primo tratto del Naviglio fu decisa nel 1518, ma per superare la rapida di Paderno, che bloccava le comunicazioni sull'Adda, furono necessari quasi tre secoli. Mentre la città veniva chiusa dagli spagnoli con la nuova cintura dei "bastioni", nel 1574, Giuseppe Meda uno dei più geniali ingegneri idraulici milanesi, propose la soluzione di rendere navigabile tutto il percorso dell'Adda, scavando un naviglio molto breve e costruendo, con la conca detta "Castello", due sole conche, rispettivamente di sei e diciotto metri per vincere tale dislivello. La friabilità del terreno e la mancanza di fondi d'investimento vanificarono i lavori in corso, tanto che lo sfortunato Meda fu, più volte, imprigionato. Le stesse innovazioni tecniche del Bisnati, amico e successore del Meda, non bastarono a superare le difficoltà della roccia friabile e della cronica mancanza di fondi. I lavori cessarono definitivamente nel 1598. Solo dopo la seconda metà del Settecento si riaffrontò il problema tecnico per superare le rapide di Paderno con studi di Pietro Nosetti e con il progetto del matematico e idraulico Paolo Frisi che prevedevano la ripartizione del salto d'acqua in dieci tronchi orizzontali. Sotto il regno di Maria Teresa d'Austria le rapide dell'Adda furono vinte. 1 lavori iniziarono nel 1773 e furono ultimati nel 1777. Il collaudo definitivo dell'opera avvenne nel 1790, perché le continue frane ne rendevano precaria la stabilità. Il Naviglio di Paderno risulta un canale parallello all'Adda, lungo 2,6 chilometri; e il problema della sua forte pendenza fu risolto con la costruzione di sei conche con salto variabile fra i tre e i sei metri circa, le più alte dei navigli lombardi. Per controllare le piene, il Naviglio fu fornito di tre scaricatori che, attraverso 28 porte, immettevano nell'Adda le acque in eccesso. Con la realizzazione del Naviglio di Padernosi poté conseguire quel sogno di completamente del sistema dei Navigli che collegava la navigazione dal Lago Maggiore al Lago di Corno, senza ricorrere al traino delle barche e al trasbordo delle merci. Alla fine dell'Ottocento, anche il Naviglio di Paderno entrò in crisi e verso il 1930 cessò ogni attività su quell'impianto, le cui acque non servirono più neppure per l'irrigazione. Il Naviglio della Martesana, assieme al Naviglio Grande, fu per oltre 400 anni protagonista dello sviluppo economico, commerciale, turistico ed agricolo della città. In un periodo in cui le strade erano poche ed insicure, il mezzo di trasporto più adatto era quello delle vie d'acqua, cioè per fiumi e per mare. Il Naviglio della Martesana riceve l'acqua dall'Adda vicino alla località Groppello, percorre 38 chilometri attraverso la campagna e tocca i comuni di Inzago, Gorgonzola, Bussero, Cassina de' Pecchi, Cernusco, Vimodrone; infine entra in Milano scorrendo all'aperto sino a Cassina de' Pomm (ang.Via M. Gioia) e finisce interrato nella chiusa di San Marco. Il Naviglio era usato, sia per la navigazione fluviale nel trasporto di merci, sia per l'agricoltura con l'irrigazione dei campi,sia per procurare forza motrice ai mulini. Milano si avvicinava così ai paesi alpini del Centro - Europa: al Lago Maggiore con il Naviglio Grande, utilizzando le acque del Ticino, e al Lago di Como con il Naviglio della Martesana, utilizzando le acque dell'Adda. 1 barconi, che trasportavano merci e materiali da costruzione a Milano, superavano il dislivello del terreno per mezzo di "conche ", di cui si è già detta la funzione. La prima conca, detta di Viarenna, entrò in funzione nel 1439 per collegare il Naviglio Grande con il fossato di Milano. Quando non vi transitavano i barconi, l'acqua precipitava rumorosa e spumeggiante sui battenti della chiusa, strumento perfezionato da Leonardo da Vinci, che soggiornò a Milano dal 1482 al 1507 alla corte degli Sforza. Il Naviglio della Martesana, ideato da Filippo Maria Visconti e costruito da Francesco Sforza nel 1457, derivava le sue acque dal fiume Adda, in sponda destra, sotto il Castello di Trezzo e, dopo un percorso di circa 19 Km., sfociava a Milano, mescolandosi con le acque del Seveso, nel bacino detto "il tombone di S.Marco ", ove, esisteva un laghetto da cui aveva origine la fossa interna. Il laghetto servì, per molti anni, come porto d'approdo d'imbarcazioni o barconi che scendevano verso la città carichi di merci cosiddette povere: ghiaia, blocchi di pietra, rotoli di carta da giornale,sale,vettovaglie,marmi,laterizi,concimi ed altro materiale da costruzione. Il ponte di S. Marco, detto anche "ponte delle gabelle" dal nome della località (per quel ponte medioevale che scavalcava il canale in via Montebello), fu uno dei centri portuali più frequentati dai milanesi. Le acque della Martesana, nei primi anni, non entrarono nella fossa interna, ma solo nelle vicinanze di Milano. Fu Lodovico il Moro che, nel 1497, eseguì l'unione della Martesana con la fossa interna. Il Naviglio della Martesana, canale a forte pendenza, aveva però una sola "conca" verso "Cassina de' Pomm ". Tra il 1554 e il 1564 si provvide anche all'inalveamento definitivo della Martesana con un cavo rettilineo tra Cassina de' Pomm e la conca dell'Incoronata, dove l'acqua era immessa in città con un "tombone", detto di San Marco, da non confondersi con l'omonimo laghetto. L'alzaia della Martesana, congiunta alla Porta Nuova, sostituiva il vecchio tracciato della strada per Monza. Nella fascia del suburbio esterno alla città, lungo la Martesana, si ammiravano borghi, cascine, ville, edifici religiosi, giardini, campi, orti e boschi, soprattutto, nel tratto Crescenzago - Cernusco sul Naviglio - Inzago. Le acque del Naviglio svolgevano sia una funzione agricola per l'irrigazione dei campi, sia una funzione commerciale. Il Naviglio della Martesana fu dapprima chiamato "Naviglio Piccolo", poi prese il nome di "Martesana " dal contado di cui faceva parte il territorio che il Naviglio attraversava. Il raggiungimento del Lago di Como era impedito da un tratto dell'Adda, pieno di rapide e di rocce, fino alla costruzione del Naviglio di Paderno. A fianco dei navigli correva una strada detta "alzata" dalla quale i cavalli o i buoi ma anche gli uomini trainavano con una fune le barche contro corrente. 1l Naviglio, lungo circa 39 Km, ha una pendenza di diciotto metri ripartiti sul fondo, ad eccezione di circa due metri superati grazie all'unica conca della Martesana, quella di Cassina de' Pomm, costituita da un complesso di manufatti che qui di seguito elenchiamo: portoni di sbarramento con gradini sottostanti che provocavano il rombo della cascata; grande e profonda fossa dove i barconi sostavano in attesa del deflusso dell'acqua; grandi portoni di legno in due battenti con verricelli di apertura posti ai lati del ponticello; ponticello stretto ed arcuato che scavalcava il Naviglio proprio sopra i portoni della seconda chiusa e che portava, con breve tratto di strada sconnessa, giù a livello dell'acqua; immagine sacra raffigurante la Madonna con Bambino dipinta sul muro dirimpetto il ponticello a cui non mancava né un lumino, né un mazzo di fiori; dietro a questo muro: cortile e fabbricato del mulino funzionante con l'acqua del Naviglio; dall'altra parte della strada: Osteria della Conca, rustico fabbricato immerso in una macchia di verde con gioco delle bocce e bersò; risalendo l'alzaia verso l'Albergo: la stradicciola passava in mezzo a due canali, avendo a sinistra il Naviglio e a destra un grosso cavo (circa la metà del Naviglio) che, uscendo dal Naviglio stesso presso il ponte di ferro, faceva funzionare il mulino; conclusa la sua missione, questo naviglietto si ricongiungeva al suo "papà" poco sotto il ponticello della Conca, creando in questo slargo, nello slancio dell'entrata, un veemente turbinio di onde. La seconda località, suggestiva, era appunto la Cassina di Pomm che, allora, non era altro che l'Albergo o l'Osteria della "Cassina de Pomm", raffigurata in innumerevoli dipinti e stampe del Settecento e dell'Ottocento. La terza suggestiva località erano i "Sabbioni -, ove stazionavano i barconi che scendevano lenti come una foglia e trasportavano sabbia e ghiaia, che venivano scaricati da una gru nello spiazzo in alti mucchi, vicino a due silos cilindrici. 1 Sabbioni, d'estate, diventavano luoghi di villeggiatura, per la presenza della sabbia, da parte di giovani e adulti nel pomeriggio del sabato e dei ragazzi, per tutta la settimana, che si divertivano per la presenza dei barconi. La quarta località suggestiva era "El Canton Frecc", che in italiano suona "luogo ombroso e fresco" e si trovava sul confine tra Greco e Gorla, ove le donne si inginocchiavano su "el brelin", a filo d'acqua, per lavare i panni . Nel 1805, Napoleone decretò la costruzione definitiva del Naviglio di Pavia e costruzione definitiva del Naviglio di Pavia e così, dopo sette secoli, fu completato il sistema della navigazione dei navigli milanesi e pavesi. Il sogno dei milanesi si era avverato: il mare si raggiungeva tramite il Naviglio di Pavia e il Po; il lago Maggiore tramite il Naviglio Grande e il Ticino; il Lago di Como tramite il Naviglio della Martesana, il Naviglio di Paderno e l'Adda. I due principali porti di Milano erano la darsena di Porta Ticinese, per i Navigli ad ovest della metropoli, e il laghetto di San Marco, per il Naviglio della Martesana che si diramava da un lato lungo via Pontaccio, per morire nel fossato del Castello Sforzesco (da ciò la denominazione di "Naviglio Morto"'; dall'altro lato, attraversato il "tombun di San Marco ", s'immetteva nella fossa interna per raggiungere la darsena di Porta Ticinese. Presso la conca di Cassina de' Pomm erano sorti, favoriti dalle acque che venivano deviate in canali, due mulini uno per la macina del grano e uno per il granoturco. Il popolo li chiamava rispettivamente "il mulino bianco " e " il mulino giallo " Fu, poi, costruito un terzo mulino, detto "mulino nuovo". L:attuale via Edolo si chiamava infatti via Tre Mulini. Nel 1800 si avviò anche lungo la Martersana un regolare trasporto di passeggeri, mediante le barche - corriere. Mentre sul Naviglio Grande era molto noto il "barchett de Boffalora", sul Naviglio della Martesana era noto il "barchett de' Vaver". Nella seconda metà dell'Ottocento il sistema dei trasporti fluviali decadde, sia per la lentezza dei viaggi (3 Km. all'ora), sia per la concorrenza delle ferrovie e delle linee tranviarie che soppiantavano la navigazione fluviale interna ed esterna alla città. La Martesana rimase attiva per tutto l'ottocento come via di trasporto sia con un regolare servizio passeggeri, sia con un intenso traffico commerciale. 1 barconi portavano a Milano grano, frutta, prodotti caseari, bestiame, legname, sabbia e ghiaia ed altri materiali da costruzione. Alla fine dell'Ottocento entrò in crisi la fossa interna perché antigienica e di ostacolo al traffico. Giunse, poi, l'era delle automobili e degli autocarri per il trasporto di persone e merci. 1 navigli entrarono in crisi; le loro acque furono utilizzate dalle industrie che li inquinarono. La fossa interna venne coperta tra il 1929 e il 1930, durante il periodo fascista. Decaddero lentamente tutti gli altri navigli. Gli ultimi ad andare in crisi furono quelli della Martesana e il Naviglio Grande . Fin verso la metà del Novecento, come tutte le manifestazioni della natura, il Naviglio della Martesana esercitava sulla popolazione rurale diversi timori che, attraverso le generazioni successive, sono arrivati sino a noi... "El Navili della Martesana, ne moeur sett alla settimana". La sua acqua scorreva, infatti, verde e lenta come un olio, a pochi centimetri dalla sponda e diventava nera o color pece di notte, alle fioche luci dei lampioni, pronta a ghermire colui che si fosse imprudentemente avvicinato troppo alle sponde. Di notte risuonava il rumore della cascata di Cassina de' Pomm è il lento girare delle ruote dei mulini con il sordo turbinio dell'acqua faceva si che la gente faticasse a tenere con il Naviglio un rapporto disinvolto e giocoso. Gli abitanti di Cassina de' Pomm, sino a quelli delle vie del Progresso ed Edolo, si consideravano "lagunari", gente cioè che viveva sull'acqua. Scrive Gianni Banfi nel suo volume "Greco ieri... Quasi tutte le famiglie tenevano in casa el quadraa, ovvero la rete da pesca di un metro per uno e, per i bambini, el quadretell, più piccolo, pronti tutti a gettarli in acqua nei momenti opportuni, Nei giorni della succia, cioè quando il Naviglio veniva svuotato, che cosa non si scateneva a Cassina di Pomm!... Papà e figli, nonni e nipoti, ragazzotti in proprio, con stivaloni o senza, muniti di quadrati e retini (la canna non veniva usata), dentro l'alveo o sulle sponde, erano presi tutti da frenesia, un'animazione generale investiva tutto il borgo. Anguille e pesci persici erano le prede più ambite, bisognava scovarle nella melma e nelle alghe del fondo; nelle pozzanghere che si formavano si rifugiavano miriadi di pesciolini e qualche pezzo grosso, il quale dava dimostrazione della sua presenza agitando scompostamente l'acqua. Sulle rive, passanti non certo frettolosi, in bicicletta o a piedi, si soffermavano a seguire le operazioni dando anche consigli ed informazioni non richieste...". Agli inizi degli anni '60 il Naviglio della Martesana scorreva ancora a cielo aperto lungo via M. Gioia e fu prima coperto sino al n. 191, poi sino a Cascina dei Pomi. Qui sorge un ponte, detto di "Leonardo", ch'è ormai privo di significato, essendo stato coperto il Naviglio, ma che ricorda uno storico avvenimento:permise a Renzo Tramaglino, protagonista dei "Promessi Sposi", di attraversare il canale durante la fuga da Milano. Il protagonista del romanzo, infatti, fece il primo itinerario da Monza a Milano l'11 - 12 Novembre 1628, percorrendo l'antica postale per Monza e, passato Sesto San Giovanni, giunse al confine di Greco ove incontrò la Martesana, superando il ponte che collegava alla città, per dirigersi verso i Bastioni di Porta Nuova e Porta Orientale. Il secondo viaggio di Renzo avvenne a fine Agosto del 1630: "verso sera, arriva a Greco... All'alba s'incamminò per viottole... Venne a sbucare sotto le mura di Milano tra Porta Orientale e Porta Nuova", (cioè fra le attuali Porta Venezia e piazza Principessa Clotilde). La Martesana, a Cassina de' Pomm, svolta a destra e scorre all'aria aperta lungo i prati e le vecchie case di Greco e di Gorla. Lungo il letto del fiume si vedono ormai galleggiare barattoli, cassette, copertoni, materassi, depositi di plastica e di fango ed altri rifiuti solidi urbani che emanano cattivo odore. Dal 1977 lo Stato ha consegnato alla Regione la gestione e la salvaguardia del Naviglio della Martesana e nel 1980 è stato avanzato un primo progetto urbanistico (puramente cartaceo) per riscoprire, recuperare e valorizzare il Naviglio della Martesana. Dal 1983 il Naviglio è stato consegnato dalla Regione al Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, al quale compete la gestione delle acque in tutta la zona che va dal canale artificiale Villoresi, che collega l'Adda con il Ticino, fino al Po. Il Consorzio di Bonifica regola il flusso dell'acqua attraverso una canalizzazione irrigua per l'agricoltura che si estende per ben 250 chilometri. La prima fonte di sporcizia che inquina il Naviglio proviene dalle Trobbie, che sono tre torrenti che scendono dalla Brianza verso Melzo e, a Villa Fornaci, passano sotto il Martesana. Quando piove e i torrenti sono in piena gonfiandosi paurosamente, occorre evitare possibili allagamenti. Il Genio Civile, a fronte di tale pericolo, ha escogitato un meccanismo idraulico che consente di immettere le acque dei torrenti in piena nella Martesana e con l'acqua viene immessa una grande quantità di fango e di rifiuti inquinanti. La seconda fonte di inquinamento è costituita dagli agricoltori e dalle industrie che usano l'acqua per il raffeddamento dei loro impianti. La terza fonte inquinante riguarda direttamente Milano ove i rifiuti vengono gettati nel Naviglio da abitanti senza scrupolo. Balza, però, evidente il problema della sporcizia del Naviglio e della necessità della sua pulizia. Il Consorzio di Bonifica considera un investimento a fondo perduto la pulizia, per cui si limita ad affettuarla ogni dieci anni. Per risolvere tale problema bisogna ricorrere ai volontari di Legambiente, del Comitato di quartiere Crescenzago, di Gorla Domani e delle Guardie ecologiche che, periodicamente, ripuliscono le sponde. L'Amsa fornisce sacchi, guanti e ramazze ed ad ogni intervento di raccolta rifiuti, nel solo tratto milanese, vengono riempiti 5 camioncini di spazzatura. Il futuro del Naviglio della Martesana prevede una migliore rivalutazione, sia della sua memoria storica, sia del suo ambiente naturale per destinarlo a scopi sociali e turistici: sport, tempo libero, turismo per conoscere ville, parchi e giardini, centri storici che sorgono, tuttora, lungo le sue caratteristiche sponde. Negli anni '90 l'idea di far rivivere il Naviglio della Martesana si è concretizzata con l'inaugurazione di una pista ciclopedonale lungo il tratto che, partendo da Cassina de' Pomm raggiunge Gorla, Precotto, Crescenzago. Nel 1993 è stato chiesto alla Regione il vincolo ambientale lungo tutto l'asse del contado della Martesana. Nel 1997 il Naviglio ha compiuto 500 anni di vita e la Provincia di Milano ha già stanziato i fondi per una pista ciclabile da via Idro in Milano sino a Gorgonzola. Il 17 Maggio del 1998 si è ripetuta la "Biciclettata" di primavera, organizzata da Legambiente per rilanciare questo storico corso d'acqua. Oggi è impossibile ripristinare la navigazione fluviale d'un tempo, ma esiste "il progetto parco della Martesana" che costituisce un'intelligente risposta per restituire all'uomo della metropoli lombarda il fascino e lo splendore di questo caratteristico Naviglio. Sotto la dominazione dei Visconti s'incominciò a studiare ulteriori collegamenti con l'Adda, a nord, per raggiungere il lago di Como e con il canale di Bereguardo, a sud, per raggiungere il Po. Iniziato nel 1420, il Naviglio di Bereguardo fu completato nel 1470 nel quadro del collegamento fra Milano - Pavia e grazie, soprattutto, a Francesco I Sforza, coadiuvato dall'ing. Bertola da Novate che, nel 1457, intensificò la costruzione definitiva del Naviglio di Bereguardo e della Martesana con l'idea di collegare il Naviglio Grande, mediante il fossato interno alle mura della città, con la Martesana. L'evento di tale completo collegamento poté essere festeggiato, finalmente, nel 1497. Il Naviglio di Bereguardo, a 25 km. da Milano, nasce a Castelletto di Abbiategrasso; è lungo circa 19 Km e confluisce nel Ticino al ponte di "Bereguardo". La caduta totale è di 24 metri, per cui si è resa necessaria una serie di sostegni. Il corso delle sue acque serve, prevalentemente, a scopi irrigui, non tocca comuni importanti ed il suo paesaggio risulta meno caratteristico rispetto al Naviglio Grande. Esistono, tuttavia, le antiche conche che hanno un loro fascino. I barconi del sale che da Pavia risalivano verso Milano impiegavano sei ore da Bereguardo ad Abbiategrasso (19 chilometri), grazie ad un complesso sistema di conche che permettevano di superare un dislivello da uno a due metri. Non mancavano liti ed incidenti, che danneggiavano i ponti, tra i proprietari dei barconi che trasportavano il sale e i proprietari dei fondi agricoli. Sino agli inizi dell'Ottocento le barche provenienti dal Po risalivano il Ticino fino alla località detta "Piarda", dove scaricavano sale, cereali ed altri materiali oppure, trainate da appositi carri, giungevano al canale di Bereguardo, lo risalivano fino al Naviglio Grande per giungere, in tre ore e mezza di agevole navigazione, a Milano. Dopo l'apertura del Naviglio di Pavia i trasporti sul Naviglio di Bereguardo decaddero completamente e le sue acque furono utilizzate solo per l'irrigazione. Sulla riva destra del Naviglio di Bereguardo e vicinissimo al Ticino, a 29 Km da Milano, sorge una delle più incantevoli plaghe del Milanese: Morimondo.dove i valori naturalistici fanno da cornice splendida a quelli storici e monumentali con la seicentesca cascina Fallavecchia che s'incontra scendendo verso Besate, la seicentesca chiesa di San Bernardo e soprattutto, l'abbazia dedicata a Santa Maria, in stile gotico - borgognone, con qualche sopravvivenza di romanico lombardo. La costruzione dell'abbazia di Morimondo durò 114 anni dal 1182 al 1296 e l'impronta cistercense caratterizza lo stesso paese, con le sue vecchie case che erano le "grange" del monastero, cioè le abitazioni rurali. Lungo il Naviglio di Bereguardo s'incontrano altri comuni: Noviglio, Zelo Surrigone, Gudo Visconti, Rosate, Bubbiano, Vernate, Besate, Motta Visconti.